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Bias cognitivi: conferma, attribuzione e illusione del controllo

Bias cognitivi: conferma, attribuzione e illusione del controllo

Bias cognitivi: conferma, overconfidence e illusione del controllo

Vedere confermate le proprie tesi e la giustezza delle proprie decisioni è sempre gratificante, e altrettanto consolatorio è poter scaricare il barile a qualcun altro quando combiniamo qualche pasticcio.

Questi piccoli “peccati” di vanità e di poca responsabilità sono molto comuni a tutti noi anche nelle piccole situazioni quotidiane, ma ci sono ambiti in cui questi comportamenti non sono altrettanto innocui e irrilevanti, come ad esempio nei dibattiti politici: in cui sempre più spesso si creano gruppi ideologici contrapposti e fortemente omogenei e in cui le due fazioni accolgono solo le informazioni che confermano le loro tesi, rifiutando quelle contrapposte o addirittura quelle neutre.

 

Anche per quel che concerne il nostro ambito, quello finanziario, le conseguenze di tale pessima abitudine possono essere pesanti: infatti, la mancata valutazione obiettiva di fatti e di informazioni disponibili porta a una sopravvalutazione delle informazioni che confermano i  propri pregiudizi che possono essere controproducenti.

I bias, anche detti fallacie, vicini a questo modo di sentire e che andiamo ad esaminare sono quattro:

 

  • Di conferma
  • Di attribuzione
  • Over confidence
  • Illusione del controllo

 

Bias

Il Confirmation Bias nasce dall’influenza diretta del desiderio sulle convinzioni. Quando le persone vorrebbero che una certa cosa fosse vera, finiscono per auto-convincersi che lo sia. Questo tipo di inganno mentale induce gli individui a smettere di raccogliere informazioni quando quelle di cui dispongono in quel momento confermano una propria convinzione.

E’ quel che accade quando un investitore sopravvaluta le informazioni che confermano i propri pregiudizi, cioè quando istintivamente guarda solo i guadagni di un prodotto finanziario di cui era particolarmente convinto sin dall’inizio e accantona gli stessi buoni risultati di uno di cui era incerto.

Secondariamente, nell’auto-compiacersi di un guadagno capita che lo stesso sovrastimi la capacità di piegare il mercato al proprio volere, come se la propria intuizione dovesse necessariamente trovare riscontro reale, anche quando è basata su presupposti sbagliati, o quando non si è veramente realizzata: questo mix di supponenza è dato da due comunissimi bias l’Over confidance e l’illusione del controllo.

A completare il quadro ci si mette anche il bias di attribuzione: quando dopo aver preso una scelta con convinzione obbiettivamente essa appare dannosa e allora ne si attribuisce a qualcun altro la decisione di averla perseguita.

 

Se solo fossimo più obiettivi

Questa piccola e comune escalation, ci fa capire come noi non percepiamo le circostanze oggettivamente, ma preferiamo raccogliere solo i dati che ci fanno sentire bene rendendoci però schiavi dei nostri pregiudizi e delle nostre supposizioni.

L’autoinganno è una specie di droga che ci rende insensibili alla realtà o ci induce a tralasciare la parte di essa che ci costringerebbe a riflettere, e anche quando siamo costretti a farlo, talvolta colpevolizziamo qualcuno o qualcos’altro.

 

Questo succede nella gestione del nostro denaro molto più spesso e in modo inconsapevole di quanto pensiamo: evitiamo segmenti di mercato in cui potremmo trovare valore (es. il mercato azionario o prodotti che investono su zone in crescita perché sembrano rischiose) e ci buttiamo su strumenti che sembrano sicuri ma che in realtà è matematicamente impossibile riescano a darci rendimento (qua per rimanere nel politicamente corretto evito esempi), compriamo quando i mercati sono ai massimi, vendiamo ai minimi incassando sistematicamente delle perdite; ma il modo di “guarire” c’è ed è affacciarsi ai mercati con autentica curiosità e senza partire per partito preso, ma soprattutto avere al proprio fianco qualcuno di esperto che sappia farci riflettere e non agire d’impulso.

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