Gestioni separate e minimo garantito, c’è ancora da fidarsi?
Le gestioni separate sono un prodotto finanziario molto comune tra gli investitori italiani, tanto che il concetto di “minimo garantito”, proprio di tali polizze, è conosciuto e richiesto da praticamente chiunque stia pensando di amministrare i propri soldi.
Ma non è solo il minimo garantito ad aver reso celebri le polizze a gestioni separate, vi è anche la garanzia di restituzione del capitale e i vantaggi fiscali: ma davvero è un prodotto così irresistibile?
Come sempre le cose sono più complicate di così.
Cos’è e in cosa investe una polizza a gestione separata
I premi pagati, al netto dei costi di caricamento (le commissioni), vengono fatti confluire all’interno di un “fondo separato”, la gestione separata appunto, e investiti in attività finanziarie a basso rischio (es obbligazioni e titoli di stato), il cui rendimento costituirà la plusvalenza (il guadagno) a scadenza generata dalla polizza.
Ma perché creare un fondo separato?
Perché in ottica di garanzia del capitale queste somme sono protette da un eventuale fallimento futuro della compagnia assicurativa: in quanto tali capitali non possono essere utilizzati per ripianarne i bilanci.
Per tanto, possono essere un elemento di stabilizzazione importante per quella fetta d’investitori che teme di essere coinvolto in dissesti degli istituti bancari.
Come si guadagna con le Gestioni separate
- Rendimento del fondo di gestione separata: si tratta della percentuale di interesse annuale del fondo stesso, è il risultato della potenzialità di investimento finanziario del fondo
- Aliquota di retrocessione: rappresenta quella parte, o percentuale, del rendimento del fondo di gestione separata che ogni anno la compagnia retrocede, ossia riconosce, all’assicurato e che viene applicato per la rivalutazione delle somme assicurate. Generalmente la misura dell’aliquota non è inferiore all’80%.
- Tasso di rendimento minimo (RGM): che deve essere assicurato ai detentori di polizza anche in ipotesi di andamento negativo della gestione separata.
Ulteriori caratteristiche positive delle Gestioni separati
Come tutti i prodotti assicurativi, le polizze con tale “cappello” non possono essere pignorate e sequestrate, il ché vuol dire che se, successivamente alla sottoscrizione di una Gestione Separata, come di un qualsiasi altro prodotto assicurativo, si contraggono dei debiti, il creditore non si potrà rivalere sulle somme confluite in tale polizza.
Godono poi di particolari condizioni fiscali: i premi versati sono detraibili al 19% ed esonerati dal pagamento dell’imposta di bollo, anche in ottica di successione, poiché quanto versato è esente dall’imposta di successione e non rientra all’interno dell’asse ereditario.
Tutto dipende dai costi
A fronte dei pregi è lecito aspettarsi un contraltare negativo: i costi eccessivi possono vanificare ogni rendimento o altro vantaggio nell’investimento e i tassi d’interesse degli strumenti su cui le gestioni separate possono investire sono molto bassi.
Ciò che riflessi ha sui risultati
- la garanzia del minimo garantito è di zero, al netto dei costi, quindi siamo sicuri di non poter andare in negativo, ma solo per la parte che viene realmente investita tolti i caricamenti iniziali (es. se ho pagato il 2% e mi viene garantito lo 0% io parto comunque da una situazione iniziale di -2%)
- all’interno del proprio contratto è possibile che la compagnia trattenga anche delle commissioni sulla performance
Cosa fare quindi?
Innanzitutto approcciare tale strumento senza pensare che sia più semplice e remunerativo degli altri e capire quali sono i rendimenti effettivi della Gestione Separata, al di là delle promesse contenuti negli opuscoli pubblicitari.
Quindi, leggere bene, e farsi spiegare le proprie condizioni, cosa può premiare o penalizzare il proprio investimento e inserire questo strumento all’interno di una strategia finanziaria più ampia e mirata.